Delle erbe usate ampiamente nel corso della storia nelle antiche culture europe e asiatiche hanno ricevuto una rinnovata attenzione dalla medicina occidentale nel corso degli ultimi anni. Gli scienziati stanno ora isolando i composti attivi in molte erbe medicinali e documentandone le proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie.
In uno studio pubblicato sulla rivista Investigative Ophthalmology & Visual Science, Stuart A. Lipton, MD, Ph.D., e colleghi del Sanford-Burnham Medical Research Institute (Sanford-Burnham) riferiscono che l'acido carnosico, un componente dell'erba rosmarino, promuove la salute degli occhi.
A sinistra cellule di controllo esposte a perossido di idrogeno. A destra cellule trattate con acido carnosico protette dal perossido di idrogeno. Le cellule vive sono colorate di verde, le cellule morte sono macchiate di rosso. (Credit: Sanford-Burnham Medical Research Institute) |
Il gruppo di Lipton ha scoperto che l'acido carnosico protegge la retina dalla degenerazione e dalla tossicità in colture cellulari e in modelli di roditori con danni alla retina provocati dalla luce. I risultati suggeriscono che l'acido carnosico può avere applicazioni cliniche per le malattie che colpiscono la retina esterna, tra cui la degenerazione maculare senile, la malattia degli occhi più comune negli Stati Uniti
Degenerazione maculare legata all'età
La degenerazione maculare legata all'età ha probabilmente molte cause sottostanti. Tuttavia, studi precedenti suggeriscono che la malattia potrebbe essere rallentata o migliorata da sostanze chimiche che combattono i radicali liberi - composti reattivi legati all'ossigeno e all'azoto che danneggiano le membrane e altri processi cellulari. Il gruppo di Lipton ha scoperto alcuni anni fa che l'acido carnosico combatte i danni dei radicali liberi nel cervello. Nel loro ultimo studio, Lipton e colleghi, tra cui Tayebeh Rezaie, Ph.D. and Takumi Satoh, Ph.D., hanno inizialmente studiato il meccanismo protettivo dell'acido carnosico in colture di laboratorio di cellule retiniche.
I ricercatori hanno esposto le cellule in crescita nel piatto al perossido di idrogeno per indurre stress ossidativo, un fattore ritenuto corresponsabile della progressione di malattie degli occhi, come la degenerazione maculare e la retinite pigmentosa. Essi hanno scoperto che le cellule trattate con acido carnosico innescano la produzione dell'enzima antiossidante nelle cellule, che a sua volta riduce i livelli delle specie di ossigeno reattivo e dell'azoto (radicali liberi che danneggiano le cellule e i perossidi).
Il potenziale terapeutico del rosmarino
Lipton, Rezaie, Satoh e colleghi hanno testato successivamente l'acido carnosico in un modello animale con danno indotto da luce ai fotorecettori - la parte dell'occhio che converte la luce in segnali elettrici, permettendo la percezione visiva. Rispetto al gruppo non trattato, i roditori pre-trattati con acido carnosico hanno mantenuto uno spesso strato nucleare esterno nell'occhio, indicando che i fotorecettori sono stati protetti. I roditori trattati con acido carnosico hanno mostrato anche una migliore attività elettroretinogramma, una misura della funzionalità integra dei fotorecettori.
Quali sono le prospettive per l'acido carnosico? "Stiamo sviluppando migliori derivati dell'acido carnosico e dei composti correlati per proteggere la retina e altre aree cerebrali da una serie di condizioni degenerative, tra cui la degenerazione maculare senile e varie forme di demenza", ha detto Lipton, direttore del Del E. Webb Neuroscience, Aging, and Stem Cell Research Center del Sanford-Burnham nonchè attivo neurologo clinico.
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Fonte: Materiale del Sanford-Burnham Medical Research Institute, via EurekAlert!, a service of AAAS.
Riferimento: T. Rezaie, SR McKercher, K. Kosaka, M. Seki, L. Wheeler, V. Viswanath, T. Chun, R. Joshi, M. Valencia, S. Sasaki, T. Tozawa, T. Satoh, SA Lipton. Protective effect of carnosic acid, a pro-electrophilic compound, in models of oxidative stress and light-induced retinal degeneration. Investigative Ophthalmology & Visual Science, 2012; DOI: 10.1167/iovs.12-10793.
Pubblicato in ScienceDaily il 27 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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