C'è un bisogno urgente di sostegno esterno alla famiglia dopo una diagnosi di demenza, secondo uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Hertfordshire.
Lo studio, pubblicato su PLoS Medicine, esplora i modi in cui i professionisti della sanità possono comprendere meglio le sfide che i pazienti con demenza e i loro caregivers hanno di fronte al momento della diagnosi, nonché individuare i loro bisogni immediati e di supporto continuo.
Il Dott. Frances Bunn, ricercatore senior in pratiche basate sulle evidenze all'Università di Hertfordshire, ha detto: "Le esigenze delle persone affette da demenza e dei loro caregivers sono complesse e varie, rendendo particolarmente impegnativa la diagnosi e il sostegno a questo gruppo. Ma è chiaro dalla nostra analisi che il sostegno deve essere continuo, flessibile e sensibile alle loro esigenze".
I ricercatori hanno esaminato l'esperienza, le speranze, i sentimenti e gli atteggiamenti dei pazienti e di coloro che li assistono, rispetto alla diagnosi di demenza. Concentrandosi su quei pazienti che hanno vissuto, e sono stati curati, all'interno della comunità, lo studio ha anche cercato di capire gli ostacoli alla diagnosi precoce e che tipo di supporto è utile per i pazienti di nuova diagnosi.
Nonostante i progressi nella tempestività della diagnosi, la diagnosi può ancora essere ritardata dalla mancanza di consapevolezza o dalla negazione dei segni e dei sintomi della demenza da parte dei pazienti e delle persone a loro vicine. Ricevere una diagnosi di demenza ha un impatto enorme sulla identità del paziente, portando sentimenti di perdita, rabbia, incertezza e frustrazione, e ha delle ripercussioni importanti sui ruoli e le relazioni sia all'interno della famiglia che nella rete sociale più allargata.
Bunn ha continuato: "Coloro che prendono decisioni sulla tempistica e sulla fornitura di servizi hanno bisogno di adeguata competenza e formazione. Quindi, la ricerca futura deve concentrarsi sullo sviluppo e la valutazione di metodi per soddisfare tali esigenze".
***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
***********************
Fonte: Materiale della University of Hertfordshire, via AlphaGalileo.
Riferimento: Frances Bunn, Claire Goodman, Katie Sworn, Greta Rait, Carol Brayne, Louise Robinson, Elaine McNeilly, Steve Iliffe. Psychosocial Factors That Shape Patient and Carer Experiences of Dementia Diagnosis and Treatment: A Systematic Review of Qualitative Studies. PLoS Medicine, 2012; 9 (10): e1001331 DOI: 10.1371/journal.pmed.1001331.
Pubblicato in ScienceDaily il 30 Ottobre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |