Una ricerca pubblicata la scorsa settimana ha identificato la prima nuova malattia da prioni umani da 50 anni. L'autore principale della ricerca, Stanley Prusiner, che ha vinto il premio Nobel nel 1997 per la scoperta che la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) potrebbe essere trasmessa da una proteina "misfolded" [mal ripiegata], dice che questa nuova malattia potenzialmente è anche infettiva.
Le malattie da prioni costituiscono una classe rara di disturbi cerebrali che sono trasmissibili tra animali di qualsiasi specie, compreso l'uomo. L'archetipo di tale malattia è la kuru, che era diffusa nei rituali cannibali delle terre alte orientali della Papua Nuova Guinea.
Rara e mortale
La Kuru colpiva soprattutto donne e bambini della tribù Fore, che mangiavano il cervello e il midollo spinale dei parenti deceduti, e successivamente sviluppavano tremori del corpo, problemi di equilibrio e cattiva articolazione della parola. Non c'è cura per la kuru e chi ne soffriva è sempre morto. Ma non colpisce più nessuno, visto che il cannibalismo nella regione è stato eliminato.
Altre malattie da prioni sono la scrapie delle pecore/capre e l'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) nelle mucche. Quando è stata trasmessa agli esseri umani durante l'epidemia "morbo della mucca pazza" in Europa, la BSE è diventata la variante CJD (vCJD).
La variante descritta di recente della malattia da prioni, la sindrome di Shy-Drager (SDS) o atrofia multisistemica (MSA), è stata riconosciuta per la prima volta negli anni '60 e ha molte caratteristiche in comune con il Parkinson. La più importante di queste è l'accumulo della proteina α-sinucleina (α-syn) nel cervello, sia del Parkinson che della SDS/MSA.
Questo accumulo è molto simile a quanto accade nella CJD, dove la proteina prionica (PrP) si accumula, e anche nell'Alzheimer e in altre demenze, in cui due tipi di proteine, amiloide-beta (Aβ) e tau, si accumulano nel cervello. Le macchie e i grovigli di queste diverse proteine aggregate inducono i neuroni a degenerare e morire. Questo è un processo cumulativo che richiede mesi e decenni per manifestarsi come malattia conclamata.
In effetti, molte delle malattie neurodegenerative del cervello che invecchia sono associate all'accumulo e alla deposizione di proteine specifiche. Si sta sospettando da molto tempo che in generale le malattie neurodegenerative, possano essere tutte causate in ultima analisi da questo processo errato in cui cadono le proteine, e si ripiegano male.
Questo misfolding innesca una cascata di eventi che riguardano le proteine, che si:
- oligomerizzano (si uniscono un certo numero di molecole identiche);
- accumulano;
- nucleano (formano un nucleo o centro);
- polimerizzano (si combinano per costruire una struttura con i suoi componenti);
- auto-replicarno;
- e alla fine, propagano e diffondono in tutto il cervello.
Molti di questi cambiamenti proteici si verificano anche nel normale processo di cottura degli alimenti (aggregazione di proteine causato da riscaldamento) o di preparazione del cibo (solidificazione delle proteine in frigorifero).
Infine alcune, ma non tutte, queste proteine mal ripiegate acquisiscono la capacità di trasmettersi tra persone e animali. In effetti la parola "prione" è stata coniata da Prusiner nel 1982 per descrivere questa proprietà della particella (pro)teinacea (in)fettiva. E non conosciamo ancora i modi per "dis-infettare" facilmente o uccidere queste proteine. Tutti i tipi di sostanze chimiche che uccidono i batteri e i virus non danneggiano i prioni.
Proteine infettive
Gli scienziati hanno sempre mantenuto - e continuano a farlo - una mente aperta sulla possibilità che l'Alzheimer e le altre malattie neurodegenerative siano trasmissibili. Sappiamo fin dai primi anni '60 che le fibrille amiloidi (gli accumuli di Aβ nel cervello) sono entità auto-propaganti.
Nelle malattie che coinvolgono la proteina amiloide, il «fattore che enfatizza l'amiloide» (che induce la malattia a progredire) è ritenuto l'amiloide in sé stessa. In altre parole, l'amiloide è auto-replicante e produce copie di se stessa in modo esponenziale.
Sappiamo che l'Aβ, causa dell'Alzheimer umana, può disseminare accumulo di Aβ nei roditori geneticamente suscettibili. I topi che trasportano una proteina umana instabile e geneticamente modificata possono poi essere "infettati" con una dose di proteina anomala umana. Ma non c'è ancora alcuna prova diretta che l'Alzheimer sia trasmissibile tra le persone.
Cercare di capire se la SDS/MSA è trasmissibile, almeno dagli umani alle cellule transgeniche geneticamente suscettibili e ai roditori, è il primo passo nel testare se è trasmissibile da uomo a primati, o addirittura tra le persone.
Come misura precauzionale, gli autori della ricerca avvertono che ora dobbiamo prendere delle misure di sicurezza supplementari nelle cliniche neurochirurgiche in cui si usa la stimolazione cerebrale profonda per controllare i tremori causati dal Parkinson. A causa della sovrapposizione di sintomi e segni tra Parkinson e SDS/MSA, è probabile che alcune persone con la malattia appena descritta siano stati trattati con la stimolazione cerebrale profonda.
E' importante garantire che non ci sia contaminazione incrociata delle apparecchiature neurochirurgiche, perché non vogliamo trasmettere inavvertitamente una malattia tra gli esseri umani. Per esempio, sarà obbligatorio in futuro usare elettrodi di stimolazione monouso. Analoghe preoccupazioni sono già state sollevate per altre malattie neurodegenerative, come le malattie che coinvolgono la proteina tau misfolded, che causano la demenza frontotemporale.
Con la pubblicazione di questo documento, lo spettro delle malattie da prioni è stata ampliata, forse considerevolmente. Ma fino a quando non sarà possibile valutare il ruolo della trasmissione intra-specie, la SDS/MSA dovrà rimanere nella categoria "ipoteticamente trasmissibile a un ricevente geneticamente suscettibile".
È prematuro classificarla come la CJD, che è chiaramente trasmissibile all'interno e tra le specie. Questo è stato evidente nella saga della mucca pazza, che può durare ancora degli anni a causa della lunga latenza dall'infezione prionica alla malattia conclamata.
Fonte: Colin Masters, Docente Emerito del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health
Pubblicato in The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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