Una donna di 65 anni cerca ripetutamente assistenza medica per la sua memoria che sta scemando. Per prima cosa le viene detto che non è nulla di cui preoccuparsi, quindi, un anno dopo, che è "solo normale invecchiamento". Fino a quando, infine, si scoprono le carte: "È Alzheimer. Non c'è cura". Scenari come questo sono fin troppo comuni.
La demenza rimane in gran parte sotto rilevata, anche in paesi ad alto reddito come il Canada, in cui il tasso di casi non rilevati supera il 60%. Le convinzioni che i deficit cognitivi siano normali negli anziani, la mancanza di conoscenza dei sintomi della demenza e dei criteri diagnostici tra i medici, sono stati identificati come i principali colpevoli di casi ignorati e di diagnosi tardive.
Le perdite di memoria legate all'età non devono essere ridotte semplicemente a invecchiamento normale. Può accadere a tutti di dimenticare occasionalmente dove abbiamo parcheggiato l'auto o dove abbiamo lasciato le chiavi, ma quando queste situazioni diventano frequenti è importante cercare consigli medici.
Mentre molte persone che sperimentano lievi cambiamenti nella capacità di pensare e ricordare informazioni non arriveranno mai alla demenza, in altri, questo declino costituisce un segnale di avvertimento precoce. La ricerca ha dimostrato che le persone con lievi cambiamenti nella cognizione hanno un rischio maggiore di sviluppare la demenza più avanti nella vita.
In effetti, è stato dimostrato che il processo di malattia (cambiamenti nella struttura e nel metabolismo del cervello) inizia decenni prima della comparsa di sintomi, come la perdita di memoria. Inoltre, nella comunità scientifica ci si rende conto sempre di più che gli interventi che mirano a rallentare o prevenire lo sviluppo delle malattie hanno maggiori probabilità di essere efficaci se si implementano all'inizio del decorso della malattia.
Nonostante ciò, i protocolli per il rilevamento precoce non sono standard nella comunità medica, in parte perché rimangono lacune significative nella nostra comprensione della demenza.
Demenza e popolazione che invecchia
Nella mia ricerca, uso metodi avanzati di risonanza magnetica cerebrale per caratterizzare la salute del cervello negli anziani ad alto rischio di demenza. L'obiettivo è identificare nuovi biomarcatori di patologia precoce, che potrebbero portare a un miglioramento dei metodi di rilevamento in futuro.
La percentuale di anziani sta crescendo nella nostra popolazione. La demenza è fortemente associata all'invecchiamento, quindi il numero di diagnosi di demenza - compresa quella del morbo di Alzheimer (MA) - dovrebbe aumentare considerevolmente nei prossimi decenni, raggiungendo 1,7 milioni di canadesi entro il 2050.
Questo aumento previsto eserciterà un'enorme pressione sui nostri sistemi sanitari già tesi se non vengono intraprese azioni significative per invertire la tendenza. Ciò significa che strategie di prevenzione efficaci sono ora più urgenti che mai.
Notizie recenti su nuovi farmaci promettenti per il trattamento del MA evidenziano anche la necessità di una diagnosi precoce. Gli studi clinici hanno mostrato che questi farmaci sono più efficaci nel rallentare il declino cognitivo quando somministrati all'inizio del decorso della malattia. Sebbene queste nuove opzioni di trattamento rappresentino scoperte per il campo del MA, sono necessarie ulteriori ricerche.
Queste nuove terapie agiscono su un solo processo della malattia (abbassando i livelli di amiloide, una sostanza che si ritiene sia tossica per i neuroni), quindi possono rallentare il declino cognitivo in un solo sottoinsieme di pazienti. È necessaria una corretta caratterizzazione di altri processi, su base personalizzata, per combinare questi trattamenti con altre strategie.
Per non parlare del significativo aumento di risorse finanziarie e umane che saranno necessarie per fornire questi nuovi trattamenti, che potrebbe ostacolare l'accesso, specialmente nei paesi a basso e medio reddito, dove i casi di demenza stanno aumentando di più.
Stile di vita e salute del cervello
I cambiamenti nello stile di vita, d'altra parte, hanno dimostrato di ridurre il rischio di sviluppare la demenza con costi minimi e nessun effetto collaterale. Rendendo la valutazione del rischio di demenza una parte delle visite mediche di routine per gli anziani, coloro che hanno il rischio più alto potrebbero essere identificati e consigliati su come mantenere la salute e la cognizione del cervello.
Gli individui a rischio probabilmente hanno più bisogno di quegli interventi (potenzialmente una combinazione di interventi farmaceutici e di vita), ma chiunque può trarre benefici dell'adozione di abitudini di vita sane, che sono note per proteggere dalle malattie non solo del cervello, ma anche del cuore e di altri organi.
Secondo un rapporto influente, pubblicato su Lancet nel 2020, il 40% dei casi di demenza può essere attribuito a 12 fattori di rischio modificabili: ipertensione, obesità, inattività fisica, diabete, fumo, consumo eccessivo di alcol e contatti sociali rari. Ciò significa che, adottando abitudini di vita positive, potremmo teoricamente prevenire circa il 40% delle demenze, secondo il rapporto.
Sebbene non vi sia alcuna garanzia di proteggersi dal declino cognitivo, le persone possono ridurre notevolmente il rischio di demenza aumentando i livelli di attività fisica, restando mentalmente attivi e aumentando il contatto sociale, evitando al contempo di fumare e limitando il consumo di alcol.
Alcune prove suggeriscono anche che una dieta mediterranea, che enfatizza l'elevato consumo di piante (in particolare verdure a foglia) riducendo i grassi saturi e l'assunzione di carne, fa bene anche alla salute del cervello. In breve, incoraggiando le persone ad essere fisicamente, mentalmente e socialmente attive, un numero significativo di casi di demenza potrebbe essere potenzialmente evitato.
Barriere a stili di vita sani
Allo stesso tempo, i cambiamenti politici potrebbero affrontare le disuguaglianze sociali che portano all'insorgere di diversi fattori di rischio e una maggiore prevalenza di demenza, nelle minoranze etniche e nelle popolazioni vulnerabili. Nonostante abbia un sistema sanitario universale, il Canada ha ancora disuguaglianze sanitarie.
Le persone con un rischio più alto di condizioni di salute includono quelle con uno stato socioeconomico inferiore, persone con disabilità, indigeni, persone razzializzate, immigrati, minoranze etniche e persone LGBTQ2S. I cambiamenti politici potrebbero affrontare queste disuguaglianze non solo promuovendo stili di vita sani, ma anche prendendo provvedimenti per migliorare le circostanze in cui vivono le persone di queste comunità.
Esempi includono migliorare l'accesso ai centri sportivi o alle cliniche di prevenzione per le persone con redditi più bassi e progettare città che favoriscono stili di vita attivi. I governi devono valutare e affrontare le barriere che impediscono alle persone di gruppi specifici di adottare abitudini sane di vita.
Dobbiamo essere ambiziosi sulla prevenzione. Il futuro del nostro sistema sanitario e quello della nostra salute dipende da questo.
Fonte: Stefanie Tremblay, dottoranda in fisica medica, Concordia University
Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.