Il test è stato svolto al Fatebenefratelli di Roma: il trattamento con un composto della Innbiotec Pharma di Arezzo, a base di polifenoli dell'olivo e glutatione, evidenzierebbe l'arresto della neuro-degenerazione e la regressione dei sintomi nei malati in fase iniziale.
Risposte sorprendenti da una studio clinico su pazienti malati di Alzheimer in fase iniziale che sono stati trattati con composti elaborati da un'azienda di Arezzo, la Innbiotec Pharma: in particolare lo studio evidenzierebbe sia un arresto della neuro-degenerazione, ma anche una regressione dei sintomi. I risultati sono stati presentati al congresso mondiale di Neurologia che si è recentemente tenuto a Roma.
Alzheimer, lo studio al Fatebenefratelli
Lo studio è stato condotto nell’Istituto Fatebenefratelli di Roma è stato coordinato dal dottor Massimo Marianetti che è responsabile del Servizio di Neuropsicologia e del Centro Sperimentale Alzheimer del Fatebenefratelli.
Durante i test sarebbe stata dimostrata l’efficacia di due sostanze naturali nel contrastare la patogenesi della malattia.
Come detto lo studio è stato promosso dall’aretina Innbiotec Pharma (giovane azienda nata nel 2015 come spin-off dell’Università di Firenze) che ha sviluppato Euvitase, il prodotto oggetto dello studio, contenente polifenoli dell'olivo e glutatione.
Cosa contiene il composto di Innbiotec
Gianfranco Liguri, già professore dell'Università di Firenze e attuale presidente e chief innovation officer di Innbiotec Pharma, dice:
“Si tratta di un prodotto a base di oleuropeina (che si trova nell'olio d'oliva e nelle foglie dell'olivo, nda) e glutatione biodisponibile (sostanza naturalmente prodotta dal fegato ma presente anche in alcuni cibi come frutta, verdura e carni, nda), frutto del grande lavoro fatto negli anni dal mio gruppo presso l’università di Firenze sullo sviluppo e brevettazione del processo industriale per la produzione dei tioesteri di glutatione, composti efficaci nel contrastare i danni cellulari prodotti dai radicali liberi.
"I parametri mnestici (della memoria), cognitivi e di coordinazione dei pazienti trattati hanno mostrato sia un arresto della progressione della neuro- degenerazione, sia una regressione della sintomatologia. Questi risultati lasciano intravedere la potenzialità di un trattamento per una patologia di rilevantissimo impatto socio-economico, per la quale non esistono ad oggi cure efficaci”.
Fonte: Mattia Cialini in ArezzoNotizie
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